I RISTORATORI TREVIGIANI PORTANO A CASA PRANZI E CENE CON UN CLIK

Già numerose adesioni al portale messo a punto dalla Fipe
TREVISO – Bar e ristoranti saranno, probabilmente, gli ultimi ad aprire, ma sono i primi ad aver trasformato (in maniera organizzata) il lockdown in opportunità, aprendo la strada alla somministrazione ed alla ristorazione del futuro. E’ operativo e gratuito il portale di Fipe – Confcommercio, una “vetrina digitale”, gratuita per gli esercenti che possono compilare il form ed iscriversi, a disposizione di tutti i consumatori che possono identificare il locale disponibile nel raggio dei 5 km dalla propria abitazione e beneficiare della ristorazione trevigiana comodamente da casa, nel rispetto delle regole, con un semplice click. Treviso fa parte delle città test del portale www.ristoacasa.net che sta sperimentando il delivery con ristoranti del territorio. Una sorta di amazon della ristorazione a “chilometro zero”.
Il portale funziona con la geolocalizzazione e garantisce scelta e consegna del pranzo o cena nel raggio di 5 km dalla propria abitazione (si inserisce la posizione). In home accolgono tre semplici parole: cerca, chiama, ordina. Al momento la consegna è in carico al ristoratore, ma non mancano accordi di categoria con provider esterni.
In questi primissimi giorni di attività, molti ristoratori, esercenti, pizzaioli, si sono iscritti e stanno cominciando ad avere le prime soddisfazioni: da Pino al Caffè centrale di Asolo, alla Trattoria Al Sile di Casier, Alle Betulle di Enrica Miron, alla centralissima Da Fausta. La lista si sta infittendo, tra volti di esercenti noti e meno noti, giorno per giorno, così come le transazioni. Il primo test promette bene: la cena al ristorante e la pizza sono ancora desideri realizzabili, rendono meno pesanti la quarantena, restituiscono, almeno in parte, la convivialità perduta.
Per Pasqua le prenotazioni stanno prendendo forma, quasi uno slancio timido che lascia ben sperare: si possono scegliere menu della tradizione o anche singoli piatti, tipo “piatti unici” come specialità proposte dal locale.
Fipe-Confcommercio- spiega la presidente Dania Sartorato, ha colto subito che l’epidemia, pur essendo un periodo temporaneo, “è destinata a cambiare non solo gli anticorpi di gran parte della popolazione, ma anche le abitudini di consumo. Il periodo che stiamo vivendo non è breve, cambia l’atteggiamento, la psicologia e l’approccio, probabilmente incide sulla mentalità collettiva. Per ritornare a feste ed assembramenti ci vorrà tempo quindi abbiamo sfruttato le possibilità offerte dal delivery, unica soluzione consentita, per trasformarla in un canale alternativo alla ristorazione tradizionale e rispondendo alle esigenze gastronomiche della popolazione. Il delivery sarà una dimensione nuova della ristorazione, imposta dal decreto, oggi purtroppo unico appiglio per la sopravvivenza, speriamo domani risorsa e sviluppo dei nostri locali. In prospettiva, ogni locale dovrà ragionare su tre dimensioni: quella reale coi fornelli accesi, il sorriso, l’empatia, ed il servizio al tavolo, quella virtuale col delivery e quella da asporto, con la relazione tra consumatore ed esercente ed il mantenimento della dimensione domestica.”
“Il delivery – commenta il presidente di Unascom-Confcommercio Federico Capraro- organizzato da Fipe, accentuato dalla Pasqua, in realtà apre ad una dimensione più generale che coinvolgerà tutto il commercio, cambierà il terziario, introdurrà nuove figure professionali e nuovi servizi.
Questa iniziativa vale perché aggiunge la dimensione virtuale all’imprenditoria locale, garantendole sostenibilità, senza cedere risorse ai colossi del web e facendo circolare il business ed i proventi all’interno di una nostra economia di territorio, oggi fortemente danneggiato dal Covid 19, che ha davanti una lunga e difficilissima fase di ripresa”. Un primo passo per digitalizzare e innovare un servizio cavalcando l’accelerazione in corso per far diventare normale e quotidiano ciò che oggi è diventato l’eccezionale”.
Haccp, lista ingredienti, allergeni, temperature non vanno in soffitta, restano anche nell’epoca delivery da coronavirus che se da una parte chiede un solo click, dall’altra deve rispondere a criteri di confezionamento, protezione degli alimenti e trasporto a prova di contaminazione e manuale di buone prassi.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.