La nuda verità sull’indipendentismo veneto

Vicenza – Partiamo da una leggenda del XIX secolo. La verità e la menzogna un giorno si incontrarono. La Menzogna dice alla Verità: «Oggi è una giornata meravigliosa!» La Verità guarda verso il cielo e sospira, perché la giornata è davvero bella. Trascorrono molto tempo insieme, arrivando infine accanto a un pozzo. La Menzogna dice alla Verità: «L’acqua è molto bella, facciamo un bagno insieme!» La Verità, ancora una volta sospettosa, mette alla prova l’acqua e scopre che è davvero molto bella. Si spogliano e iniziano a fare il bagno.

Improvvisamente, la Menzogna esce dall’acqua, indossa i vestiti della Verità e fugge via. La Verità furiosa, esce dal pozzo e rincorre la Menzogna per riprendersi i vestiti. Ma il Mondo, vedendo la verità nuda, distoglie lo sguardo, con rabbia e disprezzo. La povera Verità ritorna al pozzo e scompare per sempre, nascondendo la sua vergogna. Da allora, la Menzogna gira per il mondo, vestita come la Verità, soddisfacendo i bisogni della società, perché il Mondo, in ogni caso, non nutre alcun desiderio di incontrare la Verità nuda.

Dopo questo cappello, si può constatare che negli ultimi tempi sono usciti alcuni libri che trattano la legittimità della autodeterminazione di popoli e territori. Qualcuno è scritto a quattro mani (ed è una nuda verità), perché almeno due di questi arti, non essendo all’altezza del compito, volevano avvantaggiarsi dell’autorevolezza delle altre due mani. Le case editrici di questi libri sono diverse e limitate, tanto che molti sospettano che i soldi per stamparli sono di provenienza pubblica. È evidente che in qualche caso si tratta di politicanti il cui unico fine è accreditarsi in un certo modo al fine di appollaiarsi su una “carega” istituzionale. 

Qualcuno che asserisce di avere per obbiettivo finale l’indipendenza del Veneto, ma opera per il raggiungimento dell’autonomia; che peraltro non arriva. Qualcheduno che spera nell’elezione di alcuni rappresentanti nel 2020, che in ogni caso non saranno numerosi e determinanti. Tant’è vero che negli ultimi 30 anni l’autonomismo e federalismo veneto, oggi trasformatosi in indipendentismo, ha eletto alcune decine di Consiglieri in Regione, senza nessun risultato apprezzabile. 

Uno di questi rappresentanti partendo dalla Regione è diventato addirittura Sottosegretario agli esteri di un governo Berlusconi. Un’altra, sempre dallo stesso scranno, è salita all’Europarlamento. Un terzo – per quindici anni in Regione Veneto – è stato Assessore prima per una Giunta di centrodestra, poi per una di centrosinistra. Altri ancora (7 sicuramente, più alcuni altri in veste di “fiancheggiatori” o simpatizzanti) hanno formato gruppi autonomi fuoriuscendo dalla Lega Nord per fare gli autonomisti, federalisti, oggi indipendentisti. Risultati: solo privilegi per tutti questi rappresentanti (che – sarebbe bene ricordarlo – in quanto tali sono solo esecutori), ma nessuna autonomia, nessun federalismo degno di questa definizione, sull’indipendenza poi… oggi appare solo un argomento acchiappa voti per l’elettorato più credulone.

E questo è quello che materializza questo “mercato” (vedi qui). L’autonomia promessa da Luca Zaia è di là da venire. In campagna elettorale era un “attraente” indipendentista. Giusto in questi giorni, poi, è stata spedita una lettera di sollecito dei presidenti di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Quest’ultimo ha già risposto (Fonte: Ansa) in politichese: «stiamo, con i vari ministri, nell’ambito delle rispettive competenze, valutando quelle che sono le varie materie perché occorre definire un perimetro tra competenze statali o regionali, che ci consenta poi, a tutto il sistema Italia, di poter far funzionare, di poter perseguire gli interventi che occorrono». E quando l’autonomia verrà – stando alle indiscrezioni – non sarà quella promessa; ovvero simile a quella del Trentino Alto Adige, e questo già si sapeva! 

La Catalogna (onnipresente nei discorsi di questi sedicenti indipendentisti), è immaginabile che non avrà l’indipendenza dalla Spagna, mentre l’appoggio dell’UE è già stato rifiutato, malgrado i milioni di cittadini che porta in piazza. Mentre qualcuno sostiene che la manifestazione più numerosa degli indipendentisti veneti fu a Treviso, il 14 marzo 2014, con circa 6.000 partecipanti, in occasione della dichiarazione d’indipendenza a seguito del referendum informatico prodotto da Plebiscito.eu, ed alla presunta certificazione internazionale sulla regolarità del voto e dei risultati che allo stato attuale non ha sortito effetti. Insomma le “masse” venete non somigliano affatto a quelle catalane.

Molti sono convinti che la democrazia di questa penisola deve resistere alle sirene della rappresentatività come soluzione ai suoi problemi. Non dobbiamo mai dimenticare che la funzione essenziale della democrazia rappresentativa è: dispensare i cittadini dal governo di se stessi. E se l’esperienza ci insegna qualcosa è questo: che un buon politico, in democrazia, è altrettanto impensabile di un ladro onesto. L’idea, invece, è che mentre la democrazia deve continuamente adattarsi ai cambiamenti della società e assumere nuove forme, deve anche mantenere determinati principi fondanti come il corretto e tempestivo esercizio della democrazia diretta, in funzione di deterrente e per l’iniziativa di delibere e leggi.

C’è anche da tener presente che Charles De Gaulle, nel 1952, diceva: «Le regime ne se transformera pas de lui-même, Cela n’est  jamais arrivé dans notre histoire. Il faut un pression de l’éxtérieur.»  (Il regime non cambierà da solo, questo non è mai accaduto nella nostra storia. Quando cambiò fu per pressioni dall’esterno.)  È da tempo che lo Stato italiano scricchiola paurosamente. I ponti che sempre più numerosi crollano ne sono un sintomo. Quando il “ponte Morandi” dello Stato italiano crollerà, sarebbe cosa saggia per gli indipendentisti avere  qualcosa di prêt-à-porter (pronto all’uso). Un progetto politico-istituzionale con il quale subentrare. Ma tutto ciò è, allo stato attuale, ancora lettera morta o in ogni caso quel poco che dovesse reperirsi non è condiviso, tanto meno conosciuto dall’opinione pubblica.

Poche settimane fa, alcuni pubblici amministratori tuttora in carica, e nei fatti autonomisti-indipendentisti, sono stati avvicinati con discrezione per sondare la loro disponibilità ad assumere la veste di portabandiera dell’autodeterminazione veneta. È stato ventilato loro come sarebbe stata gradita alla platea degli indipendentisti la loro funzione di “alfieri”, e la possibilità di dare una grossa mano per formare un movimento importante per puntare alla Regione, cosa che agli interpellati non sarebbe dispiaciuta. Tuttavia la loro analisi è stata che gli attuali personaggi che calcano la scena dell’autonomismo-indipendentismo veneto non sanno fare politica, non capiscono cosa importa alla gente, non riescono a fare proselitismo, e non riescono a raccogliere voti alle elezioni.

Anche un “nobil homo” fondatore di organizzazioni per l’autonomia, il federalismo e l’autodeterminazione veneti non ha più intenzione di “sacrificarsi” per certi personaggi. Insomma manca la Rappresentatività. Cioè il grado di somiglianza tra i rappresentanti e quelli che vorrebbero rappresentare. È assente la somiglianza sociale, economica, fisica (di un comune sentire). Un fenomeno che può essere chiamato “rappresentazione statistica” per differenziarlo dalla rappresentazione politica. 

In conclusione chiunque si prenda la briga di ergersi a giudice nel campo della verità e della conoscenza, viene mandato in rovina dalle risa. E la stupidità consiste nel fare e rifare la stessa cosa aspettandosi risultati diversi. Purtroppo, come diceva Henry Louis Mencken: «Gli uomini che il popolo ammira più esageratamente sono i bugiardi più spericolati, gli uomini che detestano più violentemente sono quelli che cercano di dire la verità». E ancora: «Il governo viene inteso, non come un comitato di cittadini scelti per portare avanti gli affari comuni dell’intera popolazione, ma come una corporazione separata ed autonoma, dedicata principalmente allo sfruttamento della popolazione a beneficio dei suoi stessi membri».

Enzo Trentin

vicenzareport.it

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