SI FERMANO SEI IMPRESE TREVIGIANE SU DIECI

Effetto della stretta produttiva decretata dal governo
TREVISO – Sei imprese trevigiane su dieci chiuderanno temporaneamente i battenti per combattere dell’emergenza coronavirus. Vi lavorano, nel complesso, circa 193mila addetti. E’ l’effetto della stretta produttiva decretata dall’ultimo decreto del presidente del Consiglio dei ministri proprio per ridurre i contatti e la diffusione del contagio.
Ad essere interessate dalla sospensione, secondo i calcoli della Camera di commercio sulla base delle categorie individuate dal Dpcm, e salvo deroghe, sono 47.138 sedi di impresa e 10.887 unità locali dipendenti, ossia filiali controllate da una “testa” esterna. In totale, 58.025 realtà (i dati si riferiscono al 31 dicembre scorso), quasi il 60% dell’intera platea provinciale.
La Camera di commercio ha messo in piedi un’apposita task force per fornire assistenza sul tema, in collaborazione con Prefettura e Provincia. Si sta definendo in particolare, come devono comportarsi le aziende, e ve ne sono diverse, che svolgono più produzioni, alcune delle quali non essenziali e altre sì.
Un’analoga equipe è stata attivata, dall’inizio dell’emergenza, anche da Assindustria Venetocentro. Negli ultimi due giorni i trenta operatori dedicati hanno ricevuto tra le 70 e le 80 richieste a testa. Tra le istanze, anche quelle relative alla cassa integrazione e agli ammortizzatori sociali: finora sono 440 le procedure avviate da imprese socie, coinvolgendo circa 43mila lavoratori, tra le province di Treviso e Padova.
Mentre i sindacati prospettano uno sciopero generale, ritenendo eccessivo il numero di attività ancora aperto, gli industriali hanno a più riprese sollevato perplessità sulla normativa e, in particolare, sui continui annunci dei provvedimenti via Facebook, in tarda sera lasciando poi aziende e lavoratori nell’incertezza sulle disposizioni definitive.
La presidente di Assindustria, Maria Cristina Piovesana, ribadisce come al primo posto venga la salute e come le imprese, responsabilmente, si adegueranno a tutte le prescrizioni dettate. Sottolinea anche, però, come per Confindustria, l’accordo raggiuinto con i sindacati nei giorni scorsi sulle misure da adottare all’interno degli stabilimenti garantisse un buon livello di sicurezza, e come, dunque, dovesse essere lasciata alle aziende la libertà di proseguire se in grado di assicurare queste condizioni. Ovviamente con controlli rigorosi e chisura per chi violava le regole.
Lo stop, avevano già avvertito i vertici di Assindustria, rischiano di provocare danni irreparabili al sistema produttivo. Quanto possono reggere le imprese questa serrata? “Meno di quel che si pensa – risponde Piovesana -. Anche se un’azienda è in salute dal punto di vista finanziario, è comunque legata ad un mondo di piccole e piccolissime altre imprese. E questo mondo è quello più fragile. Anche le grandi industrie, senza quel mondo, non possono vivere. Il 3 aprile è una scadenza che già comincia a mettere in difficoltà diverse realtà. Io spero non si vada oltre”.

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