Venezia – Fare oppure non fare il presepe? L’allestimento della Natività di Gesù è un omaggio alla nostra tradizione, oppure è un gesto ipocrita, se poi la società si dimentica degli ultimi, intesi come poveri, esclusi, emarginati?
A sostenere la prima opzione c’è l’assessore regionale all’istruzione e alla formazione, Elena Donazzan, che proprio oggi ha replicato ad un post diffuso ieri, tramite un social network, da don Luca Favarin, che, per l’appunto, invitava quanti si sono schierati a favore delle nuove norme per l’accoglienza dei migranti, a non fare il presepe a Natale.
“Quest’anno non fare il presepio credo sia il più evangelico dei segni. Non farlo per rispetto del Vangelo e dei suoi valori, non farlo per rispetto dei poveri” si legge infatti nel messaggio pubblicato dal sacerdote padovano sulla sua pagina Facebook.
“Credo che don Favarin sia stato preda di un vizio tipo di questa società, il sensazionalismo – ha commentato Donazzan -. Un sacerdote che arriva a chiedere di non fare il presepe ha un unico obiettivo, quello di apparire. Non posso infatti pensare che abbia veramente inteso dire che fare il presepe è una ipocrisia. Quale ipocrisia ci può esser nel costruire insieme la rappresentazione della nascita di Gesù, con le statuine di casa, in un momento di intimità familiare e scolastica?”.
“La calorosa accoglienza dell’iniziativa del consiglio regionale del Veneto, che si è tradotta nella proposta della giunta veneta, di concedere 250 euro alle scuole che avessero realizzato il presepe, è la risposta più bella alla provocazione di don Favarin – ha aggiunto”. Sono infatti 546 le scuole del Veneto (281 statali, 247 paritarie, 18 centri di formazione professionali) che hanno risposto al bando, indetto dall’Ufficio scolastico regionale.
“Le scuole che hanno partecipato al concorso – ha quindi concluso Donazzan – hanno compreso che il presepe non è solo un simbolo legato al culto, ma è una esperienza culturale, un messaggio di rispetto della tradizione nella quale viviamo, un modello di integrazione culturale anche per chi proviene da altre parti del mondo o professa un’altra religione. Realizzare il presepe è un evento che la scuola deve saper interpretare in un contesto educativo che vede le famiglie e la comunità locale vivere il Natale per quello che è, ovvero la nascita di Gesù”.
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