Vicenza – Tra poco più di un mese partirà la stagione dell’alpeggio, e le mandrie di bovini e ovini, dopo aver trascorso l’inverno nelle stalle in pianura, verranno portate sull’altopiano di Asiago a pascolare. Gli allevatori però sono molto preoccupati per la presenza dei lupo, che negli ultimi anni si sono riprodotti velocemente, facendo razzia di animali selvatici e domestici.
“È di un mese fa la strage di mufloni, assaliti e sbranati da lupi – ha ricordato Massimo Cichellero, direttore di Confagricoltura Vicenza -. Anche per le lepri e i caprioli è una carneficina senza fine, che sta decimando la popolazione di fauna selvatica. E il fatto che i lupi siano scesi a ridosso delle abitazioni, spingendosi a divorare anche cani, fa presagire quello che potrà accadere tra qualche settimana, quando migliaia di bovini e ovini pascoleranno liberi sull’altopiano”.
Per i malgari e gli allevatori è dunque grande la paura di subire danni che possono mandare in fumo un’intera stagione e, nei casi più gravi, causare anche la chiusura delle aziende. Confagricoltura sottolinea come il sistema d’alpeggio “sia un’importante voce economica per l’altopiano di Asiago, che dà impiego a centinaia di persone e garantisce reddito agli allevatori con la produzione di latte di alta qualità e di formaggi doc e dop. Tutelarlo e averne cura – avverte l’associazione – dev’essere l’obiettivo principale di tutta la comunità”.
I sistemi di recinzione e i cani da guardiania possono comunque far poco contro gli attacchi del lupo, come dimostrano le esperienze di aziende agricole che, nonostante adeguate misure di difesa, hanno visto ugualmente il bestiame razziato. E in ogni caso i costi per realizzare recinti alti e robusti sono spesso proibitivi.
“Chiediamo perciò alle istituzioni di tenere alta l’attenzione – esorta Cichellero – e di pensare a misure di contenimento e di controllo, tenendo in considerazione le esigenze degli allevatori di montagna. Una convivenza tra uomo e lupo non si può neanche ipotizzare, in quanto rischia di mettere a repentaglio la fragile economia dei territori montani e delle aziende agricole che, fino ad oggi, hanno garantito la vivibilità ai nostri territori”.
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