Miteni si difende: “Disponibili a ogni controllo”

Trissino – “Confermiamo la massima disponibilità a far verificare anche questa volta i nostri impianti. Arpav è venuta 103 volte in stabilimento nel ultimi 18 mesi, e se ora vuole controllare anche la tenuta dei tubi avrà come sempre la nostra piena collaborazione. Abbiamo subito più controlli di tutte le aziende del territorio che usano Pfas messe insieme. Questo nonostante l’agenzia dell’Unione Europea Echa abbia documentato che vengono utilizzati in Veneto Pfas e precursori di Pfas in volumi di centinaia di tonnellate ogni anno, e nonostante che il Tribunale superiore delle acque pubbliche, un anno e mezzo fa, abbia indicato chiaramente di cercare tra gli utilizzatori l’origine delle fonti di inquinamento”.

Così la Miteni, quest’oggi, rispondendo a tempo di record al Comitato tecnico regionale, alla Regione Veneto, più in generale, che pare intenzionata ad approfondire finalmente la reale situazione dello stabilimento trissinese. La difesa della Miteni è strenua ed a sua volta esplicita: “Sono 160 – avverte l’azienda chimica ritenuta la principale responsabile dell’inquinamento da Pfas – le tonnellate di Pfoa e precursori del Pfoa e decine le tonnellate di Pfos usate in Veneto solo nel 2017, finite in gran parte negli scarichi. Sostanze che in molti casi nessuno ha nemmeno cercato perché concentrati su Miteni, che non le produce nemmeno più da anni”.

“Rileviamo poi – conclude l’azienda – come la vicenda del ritrovamento di nanogrammi di GenX, produzione pienamente autorizzata, sia straordinariamente tempestiva. E’ singolare che una lettera spedita dall’Olanda a marzo e rimasta ferma per mesi sia stata fatta filtrare proprio il giorno successivo alla notizia sul rapporto dell’agenzia dell’Unione Europa che confermava i dati della ricerca Gmi sulle centinaia di tonnellate di Pfas utilizzate ogni anno in Veneto”. Frecciata non poco avvelenata questa, che chiama in causa, oltre che la Regione, un gran numero di aziende del territorio.

vicenzareport.it

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