Venezia – Con una lettera inviata ai direttori generali delle Ulss interessate (Berica, Euganea e Polesana), il direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan, informa che “sono attualmente in corso dei colloqui interlocutori tra il presidente della Regione del Veneto, l’assessore alla sanità e programmazione socio-sanitaria e il Ministero della salute relativamente all’applicazione del decreto Lorenzin e al parere ministeriale recentemente espresso sulla chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti annui”.
In attesa dell’esito delle trattative, i direttori generali sono invitati “a valutare con prudenza le possibili date di chiusura dei punti nascita di Valdagno, Piove di Sacco e Adria. Nel frattempo – conclude la lettera di Mantoan – dovranno essere inderogabilmente garantiti gli standard del personale medico, del personale del comparto e delle professioni sanitarie, idonei a mantenere in sicurezza le summenzionate strutture e l’utenza che vi accede”.
“Sui punti nascita – è stato il commento del presidente della Regione, Luca Zaia, – la nostra posizione è sempre stata chiara. Siamo di fronte a un colpo di coda del decreto Lorenzin, che ha sempre spinto per la chiusura delle strutture con meno di 500 parti all’anno. Il vero tema di oggi è il dialogo, e un dialogo è stato avviato con il Ministero della salute e con il ministro Giulia Grillo. Questa lettera ha l’obbiettivo di riportare la palla al centro. Noi proporremo osservazioni e progettualità perché i nostri punti nascita restino tutti aperti. Del resto se passasse il principio del decreto Lorenzin, ci chiediamo ad esempio perché in certe parti d’Italia si lasciano aperti punti nascita con 50, 60, 90 bambini l’anno”.
“I punti nascita – tiene a precisare Zaia – non sono un problema se hanno un loro rating, una certificazione, come ha fatto la Regione Veneto con i suoi. Avranno il massimo delle stelle quelli con una grande casistica, patologia neonatale e rianimazione pediatrica; ne avranno meno altri, da considerare come semplici punti nascita, dove però si può partorire in massima sicurezza e dove possono rivolgersi in tutta tranquillità le donne che hanno trascorso una gravidanza tranquilla, che non ha fatto emergere alcun problema particolare. Lavoriamo perché i punti nascita del Veneto non vengano chiusi, e questa lettera va in questa direzione”.
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