Stazioni di servizio chiuse per due giorni per insoddisfazione con il governo

Molte stazioni di servizio rimangono chiuse per protesta contro le nuove misure del governo. Lo sciopero inizia martedì sera e dura due giorni.

L’azione, organizzata da gruppi di interesse e sindacati per i proprietari delle stazioni di pompaggio, è il risultato degli interventi con cui il governo del premier Giorgia Meloni vuole contrastare l’aumento dei prezzi dei carburanti.

Alla polizia finanziaria italiana è stato ordinato di condurre indagini più frequenti su possibili aumenti sproporzionati dei prezzi alla pompa. Inoltre, gli operatori sono obbligati a mostrare il prezzo medio di benzina e diesel per litro nella regione. Chi non rispetta rischia una multa.

Secondo i gruppi di interesse, le nuove regole puniscono i titolari di pompe, mentre fanno poco sul problema dei prezzi elevati del carburante. L’aumento dei prezzi per gli automobilisti è dovuto, tra l’altro, all’abolizione di alcuni sconti con i quali il governo ha voluto alleviare il dolore dell’alta inflazione lo scorso anno, ma il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ha anche affermato che i possessori di pompe di benzina hanno aumentato i prezzi ingiustamente.

Non tutte le stazioni di servizio possono aderire allo sciopero, in quanto forniscono un servizio di base. Inoltre, le stazioni di servizio che le stesse compagnie petrolifere gestiscono rimangono aperte. Le organizzazioni Faib, Fegica e Figisc / Anisa intendono non consentire il self-service presso le stazioni di pompaggio che partecipano alle azioni.

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