Confesercenti Vicenza: green pass serve, ma attenzione ai costi
«Essere contrari al green pass per principio è privo di senso, il nodo della questione sta solo nella gestione e, quindi, nei costi». Dopo qualche giorno di riflessione il presidente della Confesercenti di Vicenza Flavio Convento rompe il silenzio, cercando di analizzare la questione nel modo più oggettivo possibile.
«Se il timore è quello, lecito, di perdere clienti, andiamo a vedere i numeri. Il 60% dei residenti in Veneto ha già ricevuto almeno la prima dose di vaccino, quindi ha diritto al green pass. Per quanto riguarda Vicenza, se escludiamo i ragazzi con meno di 12 anni ha ricevuto la prima dose il 66,2% della popolazione. Aggiungo: è notizia di questi giorni che l’obbligo del green pass ha dato un ulteriore impulso alle vaccinazioni, facendo schizzare le richieste. I no vax? Secondo le stime di Sps Trend (Università di Milano), a giugno 2021 erano il 5% della popolazione, una percentuale quasi dimezzata rispetto a sei mesi prima».
«Non facciamo la guerra al green pass, perché è un mezzo utile per la salute pubblica e per permettere di lavorare con più sicurezza, dopo mesi di sacrifici. Parliamo delle cose reali, ovvero i costi. Ogni innovazione che viene proposta alle imprese, di fatto, si traduce in un aumento delle spese. E questo vale per tutto, dal cashback alla cassa elettronica, alla sicurezza. Ora, è evidente che se un barista fa il caffè o sta alla cassa non può contemporaneamente controllare i clienti uno ad uno. E lo stesso vale per un ristoratore, ma anche per le fiere: un controllo di questo tipo, per essere fatto bene, porta via un paio di minuti a persona, che si traduce in maggiore attesa per il cliente, con la possibilità di perderlo, e in maggiori spese per l’esercente. Dobbiamo assumere personale? Va bene, ma lo Stato deve venirci in contro e darci i mezzi per farlo».
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