RISTORI, LE CATEGORIE TREVIGIANE: “METODO DA CAMBIARE”

Per artigiani e commercianti occorre basarsi sui reali cali di ricavi
TREVISO – Le categorie economiche trevigiane chiedono compatte di rivedere il metodo per l’assegnazione dei contributi alle attività economiche colpite dalle conseguenze della pandemia e dalle relative restrizioni anti-contagio.
Il Veneto, come le altre regioni “gialle”, non rientrerà nella tornata del decreto Ristori ter. Per i rappresentanti del mondo produttivo locale, tuttavia, il problema è a monte: è il momento di superare il concetto di aiuti legati alla classificazione del territorio nelle varie fasce di rischio.
“Il sistema deve considerare i settori colpiti e quindi essere ancorato ai cali reali di fatturato, indipendentemente dalla classificazione gialla, arancione, rossa”, conferma Federico Capraro, leader provinciale di Confcommercio, citando ad esempio il turismo: La Lombardia, prima area di provenienza dei turisti in Veneto, è rossa. L’Austria e la Germania, prime provenienze internazionali, sono in lockdown o hanno deciso forti limitazioni. Dunque, anche se il Veneto è giallo, le sue imprese di questo segmento comunque non hanno la possibilità di lavorare, proprio perché manca l'”approvvigionamento” di turisti”.
Anche il mondo dell’artigianato condivide appieno la rischiesta di un parametro più oggettivo per determinare le realtà effettivamente penalizzate. “”Non siamo certo per fare una guerra tra zone e ben venga l’arrivo di aiuti a fondo perduto – sottolinea Alfonso Lorenzetto, presidente di Cna Treviso -, ma bisogna andare oltre i ristori, perché non consentono una giusta e adeguata valutazione del danno subito da un’attività. Da sempre chiediamo venga attuata un’analisi complessiva del fatturato dell’anno precedente per poi confrontarla con quella dell’anno in corso e intervenire riguardo alle mensilità messe a repentaglio dalle restrizioni”.
“Non è automatico che chi è aperto lavori: se manca la domanda, non si lavora comunque. Oggi è ben diverso allestire impalcature per ditte per l’edilizia e palchi per spettacoli, anche se il codice Ateco è il medesimo – aggiunge Vendemiano Sartor, numero uno di Confartigianato Marca Trevigiana – Se a marzo, nella prima emergenza, queste misure generiche potevano essere accettabili, ora non più: le risorse non sono infinite e si deve cercare un criterio di maggiore equità: così si corre il rischio di dare a chi non ha bisogno e, viceversa, di non dare a chi ha effettivamente patito un danno”. Ecco dunque la proposta di fare riferimento agli incassi: “Con scontrini e fatturazione elettronica, non è difficile misurarli”.

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