AL VIA LA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA DI FONDAZIONE BENETTON

A Treviso cinque film che parlano di disastri ambientali
TREVISO – Mercoledì 14 ottobre alle ore 21, con la proiezione del film Ultima chiamata di Enrico Cerasuolo (serata inaugurale a ingresso libero), prende il via, nell’auditorium degli spazi Bomben di Treviso, il primo ciclo della rassegna cinematografica Paesaggi che cambiano, organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche.I cinque titoli in programma fra ottobre e dicembre focalizzano l’attenzione sul disastro paesaggistico e ambientale che si sta abbattendo sul nostro pianeta e del quale già più cinquant’anni si potevano leggere i primi segnali, e sollecitano a quella che pare ormai essere un’Ultima chiamata possibile per un passo indietro dell’uomo nella sua inarrestabile aggressione alla Terra. Spiega la curatrice Simonetta Zanon: «L’Ultima chiamata del film di apertura, il cui titolo abbiamo scelto anche per la rassegna, risale a quasi mezzo secolo fa e si riferisce all’allarme lanciato dal Club di Roma su problematiche di scala planetaria con la previsione di scenari mondiali catastrofici che puntualmente si stanno verificando.In quello stesso periodo, l’urbanistica moderna mostrava le prime crepe e anche per il disegno delle città si affacciavano concezioni diverse come la visione lungimirante della “cittadina Jane” (Citizen Jane) che, mettendo gli abitanti al primo posto e privilegiando il significato e le potenzialità sociali, ecologiche e estetiche della scala urbana di quartiere e di vicinato, apriva la strada all’attivismo civico e alla progettazione partecipata. Questioni che si sono poi imposte all’attenzione generale nel periodo recente, spesso solo come facili slogan “acchiappa consensi”, e che in qualche modo rappresentano un’altra “ultima chiamata”, purtroppo ancora in attesa di essere recepita nelle pratiche di pianificazione, progettazione e gestione dei luoghi, delle città, dei paesaggi.Su altre “ultime chiamate” ci solleciteranno anche gli altri titoli in programma, raccontando il nostro pianeta e l’attuale emergenza climatica da punti di vista diversi ma tutti convergenti sulla necessità di un cambio di paradigma.Si parlerà dei processi di industrializzazione che investono le foreste di tutto il mondo (Le temps des forêts, in collaborazione con il Trento Film Festival), dell’irrompere della modernità con tutte le sue contraddizioni perfino presso i nomadi del deserto del Marocco, da sempre intimamente connessi ai loro paesaggi (Le ciel, la terre et l’homme, in collaborazione con l’Edera Film Festival) e, infine, dell’emergenza ambientale che riguarda le api, e quindi tutti noi, ricordando che un terzo di ciò che mangiamo non esisterebbe senza il loro lavoro di impollinazione (Un mondo in pericolo)».

Film in programma: mercoledì 14 ottobre ore 21Ultima chiamata di Enrico Cerasuolo (Italia, 2013, 90’)introduce e commenta il film il regista Enrico CerasuoloQuasi cinquant’anni fa fu pubblicato il rapporto intitolato The Limits to Growth (1972), tradotto in italiano come I limiti dello sviluppo. Il lavoro era stato commissionato al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston dal Club di Roma, istituzione fondata nell’aprile del 1968 dall’imprenditore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King insieme a premi Nobel e leader politici e intellettuali, che cercava alternative per la soluzione dei problemi ambientali e sociali allora emergenti. L’uscita del rapporto provocò l’avvio di un dibattito che si può dire ancora in corso. I suoi autori spiegavano di aver svolto una simulazione sperimentale delle “dinamiche dell’equilibrio mondiale”, secondo la quale la condizione dell’umanità era critica già da quaranta anni e con meno di un secolo di tempo ancora a disposizione prima del crollo della civiltà mondiale sotto il peso della sovrappopolazione, della fame, dell’impoverimento delle risorse e dell’inquinamento…  mercoledì 21 ottobre ore 21Citizen Jane di Matt Tyrnauer (USA, 2016, 92’)introduce il film Elena Cattarossi, architetto paesaggista, SPAA Studio, TrevisoNel 1960 Jane Jacobs (1916-2006), con il suo libro The Death and Life of Great American Cities (La morte e la vita delle grandi città americane), scosse il mondo dell’architettura e della pianificazione, criticando il modello di sviluppo delle città moderne a favore del recupero a misura d’uomo dei nuclei urbani ed enfatizzando il ruolo di elementi quali la strada, il marciapiede, l’isolato, il parco di quartiere.Una concezione urbana attualissima, che ha molto a che fare con quell’idea di prossimità e vicinanza di cui si parla e si dibatte ovunque, specialmente dopo il lockdown mondiale ma che, in realtà, ancora stenta a imporsi. Jacobs, cittadina, attivista e scrittrice visionaria, portò avanti idee controcorrente impegnandosi in prima persona nella sua New York per la difesa di molti luoghi vissuti e amati dai cittadini, da quelli iconici come Washington Square Park ai piccoli spazi anonimi di quartiere, tutti messi in pericolo da spregiudicate operazioni di rinnovamento urbano del tutto estranee agli stili di vita e ai desideri degli abitanti.Il suo impegno – lettere al sindaco, contatti con i media e, soprattutto, il coinvolgimento attivo dei cittadini per renderli consapevoli del loro ruolo e responsabilizzati rispetto ai temi della vivibilità e del benessere che una buona pianificazione e progettazione possono generare – rappresenta ancora oggi un esempio luminoso della forza che una cittadinanza attiva e consapevole può avere, rispetto alle questioni che riguardano i nostri luoghi di vita, siano essi parchi, città o paesaggi.

mercoledì 4 novembre ore 21Le temps des forêts di François Xavier Drouet (Francia, 2018, 104’)introduce e commenta il film Paolo Pietrobon, presidente Ordine Agronomi e Forestali Provincia di TrevisoProiezione organizzata in collaborazione con Trento Film Festival.Le foreste, che spesso agli occhi degli abitanti delle città sono un simbolo di natura autentica, vivono una fase di industrializzazione senza precedenti. Meccanizzazione pesante, monocolture, fertilizzanti e pesticidi, perdita delle conoscenze tradizionali… anche la gestione delle foreste sembra inseguire un modello di agricoltura intensiva a sempre più alta velocità. Un film nel quale le parole interagiscono con il paesaggio, rifiutando l’estetica tradizionale rivolta a una foresta mitica, sublimata e da cartolina per filmare invece ad altezza d’uomo, così da mettere al centro chi nella foresta lavora e il rapporto dei vari personaggi, dai punti di vista molto diversi, con gli altri esseri viventi. Un viaggio nel cuore della selvicoltura e delle alternative possibili, senza giudicare ma per essere più consapevoli, perché, come sappiamo, le scelte di oggi definiranno il paesaggio di domani.

mercoledì 18 novembre ore 21Le ciel, la terre et l’homme di Caroline Reucker (Germania, 2018, 69’)introduce e commenta il film Gloria Aura Bortolini, direttrice artistica dell’Edera Film FestivalProiezione organizzata in collaborazione con Edera Film Festival.Nel deserto del Marocco, al di fuori dei centri abitati, vivono isolate piccole comunità di nomadi, dedite esclusivamente all’allevamento di pecore e capre: all’interno di queste famiglie sovraffollate, che non possiedono quasi nulla oltre a una tenda, gli strumenti domestici essenziali e magari un mezzo motorizzato, ognuno svolge un ruolo preciso per contribuire alla sopravvivenza comune. Ciascun membro svela le proprie ambizioni e amarezze, e se da un lato c’e chi lamenta la costante mancanza di denaro, dall’altro c’è anche chi sa di godere di una libertà sconosciuta a quanti vivono in città.Con passo lento e sguardo contemplativo, la regista compie un viaggio a spirale, tornando spesso su volti e paesaggi già incontrati, osservando la vita quotidiana dei vari personaggi, i loro desideri, l’intimo legame con gli elementi del paesaggio.  mercoledì 2 dicembre ore 21Un mondo in pericolo di Markus Imhoof (Svizzera, Germania, Austria 2014, 91’)Markus Imhoof (nominato all’Oscar nel 1981 per La barca è piena, piccolo classico nella filmografia dell’Olocausto) ha realizzato un viaggio appassionante nel microcosmo delle api: immagini spettacolari, permesse da un’avanzata tecnologia di ripresa, e nozioni di scottante attualità rivelano un mondo che va ben al di là di fiori e miele. Più di un terzo delle nostre derrate alimentari dipende dall’impollinazione effettuata dalle api tanto che Albert Einstein avrebbe detto: «Se un giorno le api spariranno, l’estinzione del genere umano seguirà quattro anni più tardi». Tuttavia il film non si sofferma solo sulla catastrofe annunciata della moria delle api, realizzando un ammirato omaggio alla perfezione del sistema in cui vive questo straordinario insetto, una vera e propria società scandita dal lavoro e dal controllo, con super organismi e un’intelligenza collettiva, e regala momenti molto intensi, come il volo dei fuchi intorno alla regina oppure la ricerca del luogo sicuro in cui depositarsi da parte di cinquantamila minuscoli cervelli che formano un solo grande organismo.

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