MAFIA IN VENETO, INDAGATO FLAVIO TOSI

Maxi inchiesta della Dda contro la ‘ndrangheta: 26 arresti
VERONA – Corruzione, riciclaggio, piccole estorsioni e investimenti nel mondo dell’edilizia sono gli affari della famiglia Giardino che da una ventina di anni ha messo radici nel Veronese. Una delle famiglie più potenti dell’ndrangheta di Isola Capo Rizzuto. La mafia in Veneto c’è ed è ben radicata. In particolar modo la ‘ndrangheta, che ha messo radici ad Eraclea, a Padova e a Verona. L’Operazione “Isola Scaligera”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, nelle primissime ore del 4 giugno, ha portato a 26 ordinanze di custodia cautelare, 23 persone in carcere e 3 ai domiciliari, e il sequestro preventivo di beni per un valore complessivo stimato in circa 15 milioni di euro. Dei 26 arrestati 16 devono rispondere di associazione di stampo mafioso. È stata la Procura distrettuale presso il Tribunale di Venezia a dirigere le indagini, che tra il 2017 ed il 2018 sono state condotte da un gruppo di lavoro composto da investigatori della Prima Divisione del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e delle Squadre Mobili di Verona e Venezia: l’attività avrebbe permesso di portare alla luce l’esistenza di un gruppo autonomo locale della ‘Ndrangheta operante a Verona e provincia, ma che sarebbe riconducibile alla potente cosca degli “Arena-Nicoscia” di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone.Per l’inchiesta le forze dell’ordine si sono avvalse del contributo di alcuni collaboratori di giustizia e sarebbero emersi gravi indizi di condotte criminali tipiche delle associazioni affiliate alla ‘Ndrangheta, dedite a manovre corruttive-collusive ed estorsive. Le attività avrebbero permesso di registrate anche indebiti rapporti tra alcuni appartenenti al sodalizio mafioso ed i dirigenti della società municipalizzata veronese, operante nel settore della raccolta dei rifiuti urbani, Amia. I due nomi di spicco che sarebbero stati travolti dall’indagine sono quelli dell’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi, e dell’ex presidente della società, Andrea Miglioranzi.Su Tosi pende l’accusa di peculato: l’ex sindaco è accusato di una distrazione di fondi, non inferiori a 5.000 euro, dalla municipalizzata Amia. Fondi che sarebbero serviti per pagare la fattura di un’agenzia di investigazioni, nell’interesse di Tosi, secondo la Procura.

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