“NO A RIAPERTURE AFFRETTATE DELLE PISCINE, MA URGONO MISURE DI SOSTEGNO”

Federnuoto Veneto chiede confronto con Regione e Anci
TREVISO – «Nessuno vuole affrettare la riapertura degli impianti natatori», assicura Roberto Cognonato, presidente del Comitato regionale FIN Veneto, che rappresenta le oltre 100 società sportive del territorio regionale appartenenti a Federnuoto. «Il primo requisito necessario ai fini della ripartenza è la tutela della salute, con l’attivazione di un protocollo che stabilisca le modalità di accesso agli impianti e di svolgimento in sicurezza dell’attività sportiva, a integrazione dei piani di autocontrollo igienico-sanitari già adottati obbligatoriamente da tutte le piscine. A tal proposito il Comitato regionale è al lavoro per predisporre un piano da condividere con Regione Veneto e ANCI Veneto, ai quali abbiamo chiesto la convocazione di un tavolo tecnico».
«Ma requisito altrettanto importante per la riapertura degli impianti natatori – prosegue Cognonato – è la definizione di misure economiche che rendano sostenibile per i gestori il riavvio delle attività. Grazie al lavoro della Federazione Italiana Nuoto, che sta portando avanti il dialogo a livello nazionale con il Governo, nel decreto Cura Italia è stata prevista l’indennità per i collaboratori sportivi rimasti a casa in queste settimane. Tuttavia, resta sul tavolo la grave crisi di liquidità che attanaglia i gestori, aggravata dagli altissimi costi, energetici e di manutenzione, comuni a tutte le piscine, aumentati con il perdurare dell’inattività. Dopo quasi due mesi di chiusura e incassi pari a zero, in Veneto le società sportive hanno subito perdite quantificabili tra i 50 mila e i 500mila euro, a seconda delle dimensioni dell’impianto gestito. Se non si metterà mano anche a questo problema, potremo pensare a tutte le misure di sicurezza più efficaci per la tutela della salute, ma la riapertura delle piscine non sarà economicamente sostenibile».
Per consentire la ripartenza, il Comitato regionale, insieme ad Assonuoto, associazione dei gestori di impianti del Veneto, sta chiedendo una serie di interventi urgenti, tra cui: garantire immediatamente la liquidità necessaria per affrontare l’emergenza e il post emergenza, agevolare l’accesso al credito, rinegoziare mutui e leasing per un periodo più lungo di quello inserito nel decreto di marzo, prevedere una moratoria per le utenze e per i canoni d’affitto, rivedere da parte dellea amministrazioni locali le convenzioni in sinergia con le società, rivedere le tariffe dell’acqua uniformandole per servizio pubblico, prevedere aliquote Iva ridotte per le attività sportive e motorie, allargare il credito d’imposta, creare un voucher per i clienti da poter utilizzare nei prossimi 12 mesi in modo da evitare i rimborsi che causerebbero ulteriori problemi di liquidità, detrazioni fiscali per chi fa sport
«In Veneto oggi l’attività delle piscine gestite dalle società sportive affiliate a Federnuoto vale 60 milioni di euro e coinvolge quasi 300mila cittadini, di ogni età ed estrazione sociale, più del 5% della popolazione regionale – aggiunge Cognonato – Nelle piscine, d’altra parte, non si insegna solo nuoto, inteso come disciplina sportiva agonistica: questa, semmai, è la punta dell’iceberg di un servizio alla comunità ampio e variegato, che integra le funzioni educative di scuola e famiglie, che supporta il Sistema Sanitario Nazionale nei programmi di prevenzione, che favorisce l’attività motoria di anziani e disabili e agevola l’integrazione delle fasce deboli. Tra le possibili conseguenze dell’emergenza sanitaria in corso c’è anche il rischio concreto che negli impianti natatori non si riesca a dare continuità a quella grande tradizione sociale rappresentata dall’associazionismo sportivo di base».

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