PER LE INDUSTRIE DI PADOVA E TREVISO L’ELDORADO È OLTRE CONFINE

Export cresciuto del 30% in un decennio
PADOVA – La flessione degli scambi mondiali, l’escalation dei dazi e la Germania in panne condizionano il debole inizio 2019 sui mercati esteri (dopo il tonico +4,6% nel 2018). Ma l’export è il petrolio del tessuto imprenditoriale di Padova e Treviso, capace di puntellare fatturati e ordinativi e di fare selezione competitiva. Se il ritorno sopra i livelli pre-crisi data 2013, nella prospettiva lunga degli ultimi dieci anni (2008-2018) il valore complessivo delle merci esportate dalle due province è cresciuto a due cifre: 5,5 miliardi di euro in più, pari ad un balzo del 29,9%. Dai 18 miliardi di euro nel 2008 agli oltre 23,5 miliardi nel 2018.
In dettaglio, l’export trevigiano è aumentato del 25,4% nell’arco del decennio segnato dalla crisi (da 10,8 a oltre 13,5 miliardi); il made in Padova ha messo a segno una crescita del 36,7% (da 7,3 a quasi 10 miliardi). Analoghi i mercati di riferimento, con Germania (oltre 3 miliardi annui che le valgono la prima posizione), Francia (circa 2,5 miliardi), Stati Uniti (1,7 miliardi) sul podio ed un peso specifico via via crescente delle direttrici extra-UE (oltre il 40% del totale).

L’export e l’internazionalizzazione si confermano leve imprescindibili per la crescita delle imprese, di ogni settore e dimensione. Ciò che «fa la differenza» tra chi continua a correre e chi è in difficoltà. Da incoraggiare e sostenere sotto il profilo formativo, manageriale e degli investimenti. Ma anche mettendo a fattor comune le “storie successo” per diffondere alla più ampia platea di Pmi un approccio corretto (e vincente) ai mercati, specie ai più complessi, a fronte delle attuali incertezze e turbolenze.
È questo l’obiettivo del progetto “Club Paese”, la nuova iniziativa di Assindustria Venetocentro riservata agli imprenditori associati, nata per facilitare lo scambio di esperienze dirette tra le aziende che hanno realizzato investimenti produttivi o commerciali all’estero e quelle che, al contrario, sono all’inizio di questo processo. Uno spazio di confronto e di condivisione di preziose informazioni che agevolerà le aziende che si avviano a presidiare direttamente i mercati esteri e che porterà alla creazione di relazioni e interscambi tra le aziende che in quei paesi lavorano già. Cinque i paesi inizialmente individuati dal progetto che, per la loro rilevanza e complessità, necessitano di specifici approfondimenti: Cina, Emirati Arabi Uniti, Messico, Russia, Stati Uniti.

È proprio la Cina la protagonista del primo “Club Paese” che si tiene oggi, lunedì 14 ottobre a Palazzo Giacomelli a Treviso. Approfondire la conoscenza del mercato cinese e delle sue dinamiche, tra rischi e opportunità, con un focus sulle regioni e settori che presentano maggiori chance per l’export, e la testimonianza di due aziende, Carel Industries e INglass, sulla propria esperienza produttiva in Cina. Queste e altre indicazioni pratiche nel “Club Paese” a cui intervengono 70 imprenditori e manager di piccole e medie imprese associate.
L’incontro è aperto da Marco Stevanato, Vicepresidente di Assindustria Venetocentro per l’Internazionalizzazione. Seguono i contributi di Giandomenico Lombello, Direttore Generale di Carel Industries (Carel in Cina: una crescita che continua da quindici anni), Osvaldo Carloni, Presidente di INglass Asia (Cina: la chiave strategica di successo del Gruppo INglass). Sulla situazione economica e degli investimenti in Cina intervengono Claudio Cesaroni, Country Risk Analist, Desk Aia Pacific SACE (Cina: un mercato su cui puntare, tra rischi e opportunità), Amedeo Celori, Partner di Grandway Law Offices, Shanghai (Le imprese straniere in Cina: prospettive e novità nel 2020).

«Far parte di Assindustria Venetocentro – dichiara Marco Stevanato, Vicepresidente per l’Internazionalizzazione – significa avere a disposizione una ricca e vasta rete di relazioni tra imprenditori, un patrimonio unico che va valorizzato. È quello che faremo con i nostri ‘Club Paese’ per mettere a fattor comune l’esperienza di chi ha già varcato con successo quei confini, dare alle nostre Pmi cultura e strumenti per orientarsi nella complessità degli scenari globali e diventare stabilmente esportatrici. I dati raccontano la capacità delle nostre imprese di riposizionarsi verso un’offerta di sempre più alta qualità, fattore che ci contraddistingue e che è strategico in questa congiuntura, perché è la migliore risposta alle guerre dei dazi. Questa la direzione per rafforzare la nostra competitività, tramite strategie che aiutino le nostre imprese a espandere e diversificare i propri mercati di riferimento, raggiungendo quote sempre maggiori e all’altezza del proprio potenziale. Un percorso da compiere insieme, consapevoli che l’export è la vocazione e il motore dei nostri territori. È importante che vi sia continuità nelle azioni a sostegno delle esportazioni, su promozione e non solo. Per questo chiediamo che il Piano Made in Italy diventi una misura strutturale e non straordinaria nell’azione di governo e quindi nella legge di Bilancio 2020».

CINA: PADOVA TREVISO RISALGONO LA “VIA DELLA SETA”, DAL 16° AL 11° POSTO TRA I MERCATI. Avanti adagio, ma con brio. Nella mappatura delle geografie a più alto potenziale per esportazioni e investimenti di Padova e Treviso, la Cina scala posizioni: dal 16° all’11° posto in dieci anni (2008-2018) tra i mercati di sbocco. Il valore complessivo delle merci esportate è aumentato dai 296 milioni di euro nel 2008 ai 537 milioni nel 2018. Un balzo del 81,4% (Treviso +73,1%, da 201 a 348 milioni; Padova +99,1%, da 95 a 189 milioni). Ma la quota relativa è ancora molto contenuta, pari al 2,3% dell’export totale. Tassi di crescita, specializzazioni produttive e incentivi agli Ide, crescente ruolo dei consumi, aprono praterie per il made in Italy in Cina, al netto di rischi e dazi. Da conquistare con cautela e piani a medio-lungo termine in un mercato difficile da penetrare, ma in apertura. Le imprese di Padova e Treviso si stanno già muovendo: nei primi sei mesi del 2019 l’export in Cina è cresciuto del 3% (Veneto -8,4%, Italia +0,3), dopo il +6,9% nel 2018.

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