ANCHE L’ARTE SALVA L’AMBIENTE

Un’anteprima dell’E Design Festival 2020

TREVISO – Paesaggi, volti femminili e nature morte, ma anche oggetti di design come sedute e lampade, realizzati in materiali riciclabili. Oggetti funzionali e opere d’arte da ammirare, nati dall’uso di carta e cartone pressati, colle e colori naturali. Un connubio di etica ed estetica, di bellezza per l’anima e sostenibilità ambientale. Da anni Roberto Pamio ricerca e utilizza i materiali più disparati prediligendo quelli “poveri” come il cartone, il ferro, oppure materiali della tradizione identitaria del territorio e apparentemente incompatibili con il prodotto industriale come il vetro soffiato. L’E Design Festival 2020 è un progetto innovativo che pone in luce il tema dell’ecosostenibilità nella città di Treviso, e che ha come anteprima l’esposizione dell’architetto e designer Roberto Pamio. L’inaugurazione della mostra si terrà venerdì 27 settembre alle 18.30, al museo di Santa Caterina. Sono circa una ventina le opere, oltre agli oggetti di design della serie “Anime di carta”, sempre in materiale ecosostenibile e riciclabile, progettati da robertopamio+partners e realizzati da Staygreen, azienda d’arredo d’interni, confermando che è possibile pensare il design in modo più consapevole e attento al futuro.L’arte di Roberto Pamio è visitabile dal 27 settembre al museo di Santa Caterina a Treviso, e può diventare uno spunto di riflessione per tematiche oggi più che mai attuali come l’educazione al riciclo e il rispetto dell’ambiente.
Roberto Pamio (Venezia 1937), fin da adolescente evidenzia un talento artistico che gli consente di avvicinare, nell’ambiente veneziano della metà degli anni ‘50, figure come Emilio Vedova, Bruno Saetti e Gigi Candiani che lo stimolano a proseguire nella ricerca di una tecnica e modalità espressiva che mettano in luce la sua peculiarità.

Attento a temi sociali, a descrivere ambienti, paesaggi e a fissare tratti psicologici nei volti della quotidianità incontrata, rivela quell’attenzione al dettaglio che sarà la sua cifra stilistica anche nella professione di designer e architetto. Iscritto allo IUAV, fin dal secondo anno, entra in Zanussi come designer e inizia a distinguersi per l’originalità e la ricerca estetica incisiva.

L’esperienza con il prodotto industriale lo porta ad affinarsi nella ricerca e nell’uso dei materiali più disparati prediligendo quelli “poveri” come il laminato plastico, il ferro, oppure materiali della tradizione identitaria del territorio e apparentemente incompatibili con il prodotto industriale come il vetro soffiato. Pamio dà concretezza alla sua necessità di utilizzo di questo materiale tanto da essere designer di Leucos, azienda di illuminotecnica famosa nel mondo. Dai primi anni ’60 alla fine degli anni ’90, esprime e realizza il suo momento più arduo e alto di sperimentazione con la progettazione di oggetti industriali e dunque ripetibili, ma caratterizzati da un design unico e realizzati con tecniche tradizionali dei maestri vetrai di Murano.

Nella sua carriera, l’essere artista, designer e architetto si integrano in una figura professionale completa e lungimirante sia nella progettazione che nell’uso dei materiali. Con un debito, come sostiene Pamio, a Carlo Scarpa che riconosce come figura/maestro che lo ha condotto a “consonanze poetiche” (Girardello, 2008) quali l’attenzione per gli elementi ambientali (acqua e luce) e per i materiali riscontrabili nelle sue opere. Le opere di architettura di Roberto Pamio sono presenti, oltre che in Italia e in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone.


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