SCIOPERO DELLA SANITÀ PRIVATA VENERDÌ 20 SETTEMBRE

Oltre mille i lavoratori coinvolti
TREVISO. “A distanza di 12 anni dall’ultimo rinnovo contrattuale dei dipendenti della Sanità privata non possiamo nemmeno più parlare di miopia imprenditoriale ma di accanimento verso i lavoratori e di pura arroganza. Le rappresentanze di parte datoriale pretendono che si finanzi un miglioramento economico dei salari con soldi pubblici, quando già le strutture private convenzionate, lavorando all’interno di un mercato protetto, dal pubblico vengono sostenuti e garantiti. Una posizione odiosa e ingiustificabile che non permette ai loro dipendenti di vedersi riconoscere diritti e giusto compenso per l’importante attività svolta”. Per queste ragioni domani, venerdì 20 settembre, unitariamente i Sindacati di categoria FP CGIL, CISL FP e UIL FPL hanno programmato uno sciopero nazionale.

“In provincia di Treviso sono oltre un migliaio i lavoratori che operano all’interno delle strutture sanitarie private-convenzionate. Privati – spiegano i Sindacati – che erogano prestazioni sanitarie, che dal pubblico sono finanziati in maniera importante e ai quali sono riconosciuti posti letto nell’ambito della programmazione regionale, e che seppur sostenendosi con prestazioni e attività proprie si muovono in un mercato protetto, garantito e co-finanziato con soldi pubblici. Nella Marca parliamo di strutture importanti, dall’ospedale di zona San Camillo alla Casa di cura Giovanni XXIII di Monastier, dall’Oras di Motta di Livenza all’associazione Nostra Famiglia. Strutture, in particolare quelle ospedaliere di Treviso, di Monastier e di Motta, che in questi anni hanno operato investimenti strutturali e tecnologici importanti, a integrazione della sanità pubblica, che la sola ULSS 2 non è in grado di sostenere e che demanda al privato. Basti pensare all’incremento di attività trasferite nell’ambito delle prestazioni diagnostiche e terapeutiche per il superamento delle liste di attesa. Investimenti che hanno visto aumentare anche i profitti di queste realtà”.

“Nonostante siano trascorsi oltre 12 anni dall’ultimo rinnovo del contratto collettivo nazionale, le parti datoriali non dimostrano alcuna volontà di riconoscere diritti e miglioramenti salariali ai lavoratori, a coloro che hanno garantito risultati e incremento di produttività in tutti questi anni. Sia Aris – ecclesiastici – che Aiop – laici Confindustria – continuano a battere sul tasto delle difficoltà economiche e sul fatto che debba essere lo Stato, con le Regioni, a mettere le risorse per incrementare gli stipendi. Inconcepibile – sottolineano le sigle di categoria – che debba essere il pubblico a mettere i soldi per pagare i lavoratori del privato, considerando che ne trasferisce già tanti per assicurare alle strutture attività al di fuori di qualsiasi competizione di mercato. Non si capisce poi come facciano, proprio tali realtà, a investire milioni di euro in macchinari e nuove tecnologie se, come dicono, sono in crisi economica. Come curioso è il fatto che rappresentano una situazione di crisi – continuano i Sindacati –, ma dal 2007 a oggi proprio le strutture della sanità privata sono tra le prime nelle classifiche delle aziende con i più alti livelli di utili e profitto. Inoltre, da un lato mettono nel piatto risorse, non poche, per accaparrarsi figure professionali, favorendo la transumanza del personale medico dal pubblico al privato, dall’altro non si preoccupano delle figure professionali sanitarie e tecniche che, primi operatori delle prestazioni erogate, restano a bocca asciutta”.

 


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