Autonomia, il commento di Confindustria

Il presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi commenta la lettera aperta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte ai cittadini veneti e lombardi…

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Vicenza – Una lettera aperta di rivendicazione delle proprie prerogative e di richiesta di rispetto istituzionale – che mi pare non sia mai oggettivamente mancato – a Zaia e Fontana è un atto lecito, ma questo non significa che i veneti e i lombardi debbano accettare passivamente le decisioni su un dossier solo perché se ne occupa direttamente il premier.

I governatori stanno portando avanti le sacrosante richieste di cittadini che hanno votato in massa e che vogliono che si esca dall’ipocrisia che regna da oltre un anno: questo governo l’autonomia non la vuole perché deve tutelare gli interessi di alcune specifiche sacche di voto. E quindi sta creando un simulacro multiforme per tentare di dare il contentino a qualcuno senza toccare i privilegi dell’altro.

Se si pensa che i cittadini che hanno votato il referendum e attendono pazienti che chi di dovere faccia il proprio lavoro si lascino abbindolare, ci si sta sbagliando di grosso. Quelli che stanno compromettendo il lavoro che il ministro Erika Stefani ha, con tanti sforzi, tentato di instradare verso una giusta via, sono quelli che parlano di secessione dei ricchi e che non hanno capito (o non vogliono capire per convenienza propria) che il progetto di autonomia differenziata può rappresentare davvero un valore per tutto il paese.

Basti pensare ad esempio a cosa comporterebbero operazioni come quelle sui costi standard (su cui già si è arrivati a compromessi al ribasso peraltro). E quando il premier fa una distinzione tra “noi”, i veneti e i lombardi, e “gli altri” 45 milioni di cittadini, non considera che cinque regioni, da nord a sud, hanno competenze diverse, che già oggi la scuola (come testimoniano i test Invalsi) e il servizio sanitario nazionale (vedasi i bilanci regione per regione oltre al fenomeno delle migrazioni sanitarie) non producono gli stessi risultati in tutto il suolo italiano con il sistema di competenze attuale.

L’autonomia, rivendicazione che possono avanzare tutte le regioni, mica solo Veneto e Lombardia come dimostra anche il caso della vicina Emilia Romagna, punta invece a cambiare il sistema, ad efficientarlo, a rendere palesi e dirette competenze e anche responsabilità delle scelte. Si vuole alzare l’asticella o si rimane così?

Il governo del cambiamento, e la lettera del premier purtroppo non smentisce questo atteggiamento, si rivela invece ancora una volta il governo del mantenere lo status quo e i privilegi di chi spreca. A questo punto, al bando l’ipocrisia, lo si dica chiaro e forte: il voto dei cittadini veneti e lombardi non vale nulla e la si smetta di dire “Faremo l’autonomia ma…”, siamo stufi di questa pantomima.

Scrivere in una lettera che se le richieste saranno soddisfatte a metà o anche meno “non sarà per insensibilità” nei confronti delle democratiche richieste dei cittadini, con tutto il rispetto per il ruolo, non basta. L’autonomia fu annunciata per il 22 ottobre 2018, a questo punto contano i fatti e i “non fatti”. La pazienza è al limite, poi tireremo le somme.

Luciano Vescovi – Presidente di Confindustria Vicenza

vicenzareport.it

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