Bassano, ultrasuoni per aprire le coronarie

Bassano del Grappa – Usare gli ultrasuoni per rompere le calcificazioni coronariche. E’ questa la metodica innovativa che è stata utilizzata dall’equipe di emodinamica dell’ospedale San Bassiano. L’intervento è stato eseguito nei giorni scorsi per ripristinare il corretto flusso sanguigno nell’arteria coronarica di un paziente di 82 anni che presentava un’occlusione del 95%, dunque con evidente rischio di infarto del miocardio e che non poteva essere operato con la metodica tradizionale.

“Normalmente in questi casi – ha spiegato il direttore dell’Unità operativa complessa di cardiologia dell’ospedale di Bassano, Fabio Chirillo, – si procede con la tradizionale angioplastica mediante palloncino, che gonfiandosi all’interno del vaso sanguigno occluso lo espande, ripristinando così il corretto flusso al suo interno. Purtroppo però in questo caso la calcificazione era troppo avanzata per consentire al palloncino di aprirsi. E la metodica alternativa presente in letteratura scientifica, l’aterectomia rotazionale, presentava troppi rischi per essere presa in considerazione. Così abbiamo adottato la tecnologia degli ultrasuoni”.

Una metodica innovativa, ma già ben documentata, con circa 500 casi nel mondo. In pratica, come nelle normali angioplastiche gli specialisti del San Bassiano hanno introdotto un catetere fino a raggiungere la coronaria oggetto dell’intervento. Attraverso il catetere è stato inserito all’interno della coronaria un palloncino particolare che, collegato a un generatore esterno di onde d’urto, ha consentito di frantumare il calcio.

Questo pretrattamento ha permesso di rimodellare la lesione calcifica e di trattarla agevolmente con il posizionamento di stent, con un ottimo risultato finale. L’intervento è durato circa un’ora e un quarto, senza necessità di sedazione, e il paziente è stato dimesso già dopo 5 giorni.

vicenzareport.it

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