“L’importanza di chiamarsi Ernesto” raccontata al Comunale di Vicenza

Vicenza – Cala il sipario sulla stagione di prosa del Teatro comunale di Vicenza. L’ultimo appuntamento del cartellone, in programma mercoledì 3 aprile alle 20.45 in sala grande, è con “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, una recente produzione del Teatro dell’Elfo su testo di Oscar Wilde, regia, scene e costumi di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, autori da anni impegnati nella messa in scena dell’autore irlandese.

L’incontro a Teatro che precede lo spettacolo si svolgerà alle 20 nel Foyer Alto e sarà condotto da Cristina Grazioli, docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo e di Storia ed Estetica della luce in scena all’Università di Padova, che introdurrà il pubblico ai temi della drammaturgia di Oscar Wilde e alle riletture fatte dal Teatro dell’Elfo delle sue opere.

Tornando allo spettacolo, L’importanza di chiamarsi Ernesto è stata definita una commedia frivola per gente seria e, con il suo titolo che sfida i traduttori, è l’esempio più riuscito di come Wilde, attraverso l’uso di un’ironia caustica e brillante, riesca a svelare la falsa coscienza di una società che mette il denaro e la rigida divisione in classi sociali al centro della propria morale.

“Il rovesciamento paradossale del senso – chiarisce una nota di presentazione dello spettacolo – è l’espediente usato dall’autore, che qui appare quasi un precursore del teatro dell’assurdo, impegnato a smontare con sorridente ferocia i luoghi comuni su cui si fonda ogni società borghese, rovesciando frasi fatte e portando scompiglio nell’ordinato repertorio della saggezza popolare, proponendo un’irriverenza che non è mai fine a se stessa, ma che indossa con nonchalance la maschera dell’umorismo e della farsa”.

“Si potrebbe essere tentati inoltre di leggere in questo testo teatrale anche una scrittura in codice, che strizza l’occhio all’ambiente omosessuale dell’epoca e ai suoi doppi sensi e sottintesi. Oscar Wilde inventa così un linguaggio inedito che pone le basi dell’umorismo queer, un umorismo che, attraverso l’epoca d’oro della commedia hollywoodiana, è arrivato fino a noi, senza perdere in freschezza e causticità”.

A fine Ottocento, mentre il celebre scrittore subiva tre processi, questa commedia e Un marito ideale venivano tranquillamente rappresentate sui palcoscenici inglesi, ottenendo un grande successo; il testo e la sua messa in scena diventano dunque “il simbolo della stupidità e dell’ipocrisia della società vittoriana”, come ha di recente raccontato Ferdinando Bruni.

L’ambientazione dello spettacolo in scena al Comunale è pop, spostata avanti negli anni rispetto al testo originale (la commedia è del 1895), ambientata nei favolosi Sixties della Swinging London e dei Beatles, con gli attori in scena che indossano sgargianti costumi tartan e sono circondati da oggetti rigorosamente anni 60. “È un’immagine inventata – continuano i registi – che ci ha permesso di costruire un mondo parallelo, come è stato quello del pop inglese e mettere in luce la capacità di Oscar Wilde di rovesciare la logica e i luoghi comuni”.

I biglietti sono in vendita alla biglietteria del Teatro Comunale, in viale Mazzini (0444 324442 – biglietteria@tcvi.it) aperta dal martedì al sabato dalle 15 alle 18.15; online sul sito del teatro tcvi.it, agli sportelli di Intesa Sanpaolo ex Banca Popolare di Vicenza; si possono acquistare anche tramite la App TCVI e un’ora prima dello spettacolo. I prezzi sono: 29 euro il biglietto intero, 23 euro il ridotto over 65 e 14 euro il ridotto under 30.

vicenzareport.it

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