Liberalismo e  globalizzazione hanno fallito

Vicenza – Su 196 Stati sovrani al mondo, una buona metà sono impegnati a imporsi sanzioni economiche a vicenda: si tratta di un nuovo tipo di guerra in cui la finanza è l’arma più potente, i proiettili non vengono sparati, le istituzioni finanziarie sono gli obiettivi e quasi tutti sono a rischio. Guerre commerciali, restrizioni finanziarie e attacchi informatici rappresentano un deterrente almeno uguale rispetto a bombe intelligenti, esplosioni e droni senza pilota. L’insuccesso è la versione liberal di The End of History.

Il liberalismo e la globalizzazione hanno decisamente fallito. Era una presunzione totalmente sbagliata. Lo stesso vale per l’ideologia dei “diritti umani”; nessuno crede più in questa ipocrita menzogna neo-imperialista a doppio standard. Disfatta anche per la “crescita economica infinita” o per la “classe media globale” o la “società civile”, e collasso pure per il “Postmodernismo” e “l’Illuminismo”. In futuro non è possibile la continuità per tutto questo. Ci stiamo avvicinando a un momento di grande discontinuità.

Questo non vuol dire che il futuro sarà con certezza nostro, ma la verità è che non sarà come lo conosciamo ora. «Le luci si stanno spegnendo in tutta Europa; non le vedremo accese di nuovo in tutta la nostra vita.» scriveva Edward Grey, Segretario per gli Affari Esteri della Gran Bretagna dal 1905 al 1916, alla vigilia della Grande Guerra. Il futuro è ancora una volta aperto. Quando non esisteranno più le attuali regole, nessuno sarà preparato per il passo successivo. I globalisti e i liberal non avranno futuro. Ma può darsi che anche noi non ne abbiamo.

Quello che possiamo prevedere con una certa sicurezza è che ci sarà un crollo dell’attuale sistema occidentale; non sappiamo esattamente quando, ma ci sarà. E prima che questo succeda un compito per quelle forze politiche che non si riconoscono nell’attuale sistema partitocratico dovrà essere quello di prefigurare una nuova architettura istituzionale. 

Buckminster Fuller – per esempio – ispirò l’umanità e la spinse a dare uno sguardo omnicomprensivo al mondo finito in cui viviamo e alle possibilità infinite per migliorare gli standard di vita all’interno di esso. E una delle cose su cui i rinnovatori dovrebbero riflettere per agire. Questo è un suo suggerimento: «Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta.»

Coloro che non sono insoddisfatti dell’attuale stato di cose (gli indipendentisti, o i federalisti, giusto per citarne solo due) dovrebbero proporsi: prima ipotizziamo un nuovo assetto istituzionale (e qui non vale la giustificazione sinora sentita: «basta copiare un sistema che funziona»), perché finito questo compito, dopo si dovrà cercare il consenso della popolazione alla quale vogliono rivolgersi.

Gli innovatori che trascurano questa operazione aprioristica, probabilmente non hanno letto Non pensare all’elefante” di George Lakoff, che ci insegna come le persone non votano secondo ragione, ma secondo emozione valoriale. Non votano per il proprio interesse, ma per i valori in cui si identificano. Un voto in cambio di un desiderio, un voto in cambio di un’identità. Il marketing elettorale per convincere gli elettori dovrebbe limitarsi a trasferire nelle loro coscienze i loro stessi modelli di vita. Una cosa che certo indipendentismo d’oggidì non ha ancora interiorizzato.

Il domani è già iniziato. E loro non ci saranno nell’era futura; a meno che non diventino lungimiranti e creativi. Perciò dovrebbero essere preparati, per questo, nel migliore dei modi. Dopo di loro chi si assumerà la vera responsabilità del nuovo soggetto istituzionale di questa o quell’area geografica, di questo o quel popolo? Su quanto sono più o meno d’accordo? E su ciò che è sbagliato? Allo stato attuale le loro idee su come uscire da questo disastro sono ancora piuttosto vaghe. Non sono d’accordo su ciò che è bene fare. E questo può diventare un problema serio. 

Marco Giannini è un ex attivista del M5S che nel gennaio 2017 se n’è andato sbattendo la porta. Attraverso il suo antico blog, ormai abbandonato, aveva diffuso nel 2011 dei piani di lavoro che comprendevano:

Finanza, Welfare, e sviluppo economico:

  • Banca centrale pubblica e prestatore di ultima istanza.
  • Nazionalizzazione della CARIGE o di una qualsiasi banca in difficoltà trasformandola nella nuova BC.
  • Azione legale per ottenere l’oro che i privati di Bankitalia stanno cercando di estorcere allo Stato italiano.
  • Separazione tra banche commerciali e di investimento.
  • Lotta senza quartiere all’evasione in primis a quella di banche, multinazionali e criminalità che rappresenta i 2/3 di quella totale, e di cui nessuno parla.
  • Lotta alla corruzione.
  • Riduzione IVA al 20% per stimolare i consumi.
  • Sensibile riduzione delle accise sulla benzina.
  • Salario orario minimo (dove è finito?!) e che risulti tra il 40% e il 60% del salario orario mediano provinciale (tra 5 e 7 euro l’ora).
  • Acqua pubblica (più che Welfare, è un diritto).

Sprechi ed etica:

  • Riduzione spesa per la voce “amministrativa” in favore di tecnologia, sicurezza interna, scuola, ricerca, Università.
  • Stop alle partecipate (carrozzoni), alle SPA pubbliche.
  • Divieto dell’acquisizione di azioni di banche da parte dei partiti e delle loro fondazioni.
  • Riduzione spese parassitarie in Consolati e Ambasciate.
  • Reale abolizione delle province, accorpamento dei piccoli comuni quando ciò è compatibile con la sicurezza (sanitaria, idrogeologica ecc).
  • Riduzione delle filiere parassitarie (ad esempio nel settore ittico) con beneficio per marittimi e imprese locali.
  • Contravvenzioni del CDS proporzionali al reddito per quanto riguarda le infrazioni che non mettono in pericolo l’incolumità dei cittadini.
  • Test della cocaina ai Parlamentari.
  • Divieto dei doppi incarichi (amministratore locale e Parlamentare ad esempio).
  • Tetto massimo sui manager (massimo 12 volte il dipendente di più basso livello contrattuale come all’estero).

Sanità:

  • Aumento della spesa sanitaria in macchinari ad esempio TAC e Risonanza.
  • Centralizzazione delle spese ospedaliere in forniture.
  • Riduzione dei costi dei ticket.

Sviluppo e sicurezza:

  • Fermo NO alla TAV (fondamentale non cedere a Salvini su questo).
  • Potenziamento del trasporto pubblico.
  • Ristrutturazione dell’esistente e creazione di nuove infrastrutture (scuole, ospedali, ponti, strade).
  • Idrogeologico, messa in sicurezza del territorio e acquisizione degli strumenti più evoluti per la prevenzione dei disastri.
  • Nuovi parchi naturali con ricaduta sui locali.
  • Stimolazione fiscale per il G-Local.

Riforme Costituzionali:

  • Legge elettorale in Costituzione.
  • Abolizione pareggio di bilancio in Costituzione.
  • Semi-presidenzialismo alla francese.

Era un programma “ambizioso” che coniugava Stato, mercato e lotta agli sprechi, che naturalmente può essere accettato in parte, in toto, o decisamente rifiutato; ma almeno aveva il pregio di offrire un’idea di ciò che si voleva realizzare.  Al contrario, gli indipendentisti veneti che grosso modo sono suddivisi i due schieramenti non producono alcuna proposta in tal senso, e dichiarano: «basta copiare un sistema che funziona.»

Tuttavia la parte che considera la partecipazione alle elezioni come un legittimare l’italico status quo, non si scompone neppure a fare qualche ipotesi come per esempio: Iva con aliquote del 2-4-8% (come in Svizzera), una flat tax sui redditi al 10%, una imposta sulla sostanza (come in Svizzera) che sarebbe in pratica una patrimoniale (che sostituirebbe tutte quelle esistenti, e l’imposta di successione).

Mentre la parte che intende partecipare alle amministrative del prossimo maggio e alle regionali del 2020 non dice se vuole, materializzare i suggerimenti della Commissione di Venezia, che è un organo consultivo del Consiglio d’Europa; e porta appunto ufficialmente il nome di “Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto”; dove i componenti sono soggetti indipendenti provenienti da diverse nazioni, esperti in diritto costituzionale. 

Sul fronte dell’indipendentismo veneto (quello che gli osservatori sono concordi nel considerare il più effervescente) ci si gingilla ancora sul residuo fiscale della Regione, che non è più di 21 miliardi di euro, poiché nel 2018 è sceso a 15 e mezzo. Mentre sono deboli o inesistenti i collegamenti internazionali che non possono essere solo quelli tra indipendentisti, ma anche con altri Stati. 

Si cerca di imitare il modus operandi del poco efficace indipendentismo catalano che con tutta l’autonomia che ha avuto, unita ai benefit di cui disponeva, dopo decenni ha sortito solo il consenso di circa il 47% dell’elettorato, mentre i suoi esponenti politici più rappresentativi, sono sprofondati nella corruzione. 

Insomma, ci sono dei sedicenti indipendentisti veneti che con il loro operato rimandano alla mente Tomasi di Lampedusa, che ne “Il Gattopardo”» fa pronunciare da Tancredi: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.». E nessuno sembra conoscere Fritz Kern, autore di Kingship and Law in the Middle Ages, laddove scriveva: «Per noi, la legge ha bisogno di un unico attributo per assumere validità: deve, direttamente o indirettamente, essere sancita dallo Stato. Nel Medio Evo, invece, diversi attributi tutti insieme erano essenziali: la legge medievale doveva essere “antica” legge e doveva essere “buona” legge […] Se la legge non era antica e buona legge, non era legge per nulla, anche se era formalmente promulgata dallo Stato. La legge era, nei fatti, consuetudine. Usanza da tempo immemore, testimoniata dalla gente più anziana e più credibile; la leges partum […] Dove noi moderni abbiamo eretto tre altari separati, alla Legge, alla Politica, e alla Coscienza, e facciamo sacrifici ad ognuno di loro quale divinità sovrana, per la mente medievale regnava suprema la dea della Giustizia, con solo Dio e Fede al di sopra di lei, e nessuno al suo pari.»

Enzo Trentin

vicenzareport.it

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