ISTRUITE, MA PRECARIE E PAGATE MENO: IL LAVORO NON È DONNA

Guadagnano 1,5 euro in meno all’ora degli uomini
TREVISO – Minore possibilità di trovare lavoro nonostante una maggiore formazione, contratti più precari e con meno ore, buste paga più leggere: per ogni ora lavorata un uomo prende in media circa un euro e mezzo più di una donna. Sono alcuni dei dati che emergono dal Report commissionato dal Coordinamento Donne e delle Pari opportunità della Cisl Belluno Treviso, insieme alla Segreteria Ust Cisl Belluno Treviso, ai ricercatori della Fondazione Corazzin Stefano Dal Pra Caputo e Francesco Peron, in occasione del 25 novembre 2020, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.“Il lavoro femminile e il gap salariale a Belluno e Treviso”, questo il titolo della ricerca, approfondisce la situazione del lavoro, dell’occupazione e del reddito dei lavoratori e delle lavoratrici delle province di Treviso e Belluno, prendendo le mosse dall’analisi della situazione demografica e dei tassi di scolarizzazione delle donne e degli uomini nelle due province e analizzando il mondo del lavoro e alcuni indicatori qualitativi e quantitativi: creazione e cessazione di rapporti di lavoro, distretti produttivi e infine la disparità salariale – il cosiddetto gender pay gap – elementi che aiutano a individuare le differenze tra il mondo del lavoro femminile e quello maschile negli ultimi 15 anni. Infine lo studio approfondisce la situazione delle Commissioni Pari Opportunità dei Comuni bellunesi e trevigiani, strumenti troppo spesso considerati desueti e comunque poco utilizzati per affrontare congiuntamente il problema delle discriminazioni e delle disparità di genere.

I DATI DEMOGRAFICI – La popolazione delle province di Belluno e Treviso è sempre più anziana ed entrambi i territori hanno un problema grave di ricambio generazionale: la fascia di popolazione potenzialmente in età da lavoro si sta riducendo velocemente “scivolando” verso l’età pensionabile. L’indice di vecchiaia, ossia il rapporto fra la popolazione over 65 e quella 0-14 anni è cresciuto moltissimo: a Belluno per gli uomini è passato da 140 del 2010 a 199,2 del 2020. Per le donne, da 222,3 del 2010 a 274,5 del 2020. A Treviso si passa per i maschi da 100,7 del 2010 a 140,3 del 2020 e da 149,1 a 187,1 per le donne. Questo significa che ci sono molti anziani e pochissime giovani donne.Colpisce il veloce trend negativo che si registra in provincia di Belluno: in 10 anni (2010-2020) il calo dei residenti è stato di quasi 12mila persone (-5,5%), passando da 213.876 a 201.972. In particolare, la serie storica del saldo naturale, ovvero la differenza fra nati e morti, indica che il dato è cresciuto di quasi il 90% in 10 anni, passando da un saldo a -716 nel 2010 a 1.289 nel 2020. Ciò significa che il territorio è sempre più composto di anziani e che non c’è ricambio generazionale. Nella Marca il trend demografico è di leggera crescita: dagli 883.840 residenti del 2010, il territorio di Treviso passa ad avere 888.309 residenti totali.
LA FORMAZIONE E IL LAVORO – Nelle province venete il 16% delle donne è laureato (o ha terminato un corso post-laurea) rispetto al 12.9% degli uomini. A livello occupazionale quindi le donne dovrebbero occupare ruoli più “alti”. Ma a Belluno e Treviso – così come in buona parte dell’Italia – a una più alta formazione non corrisponde una più alta occupazione: la maggiore competenza a livello accademico non trova riscontro nel mondo del lavoro, dove il sesso femminile è spesso svantaggiato. Il report analizza l’andamento dell’occupazione e del mercato del lavoro negli ultimi 15 anni, un periodo lungo, durante il quale il mondo è cambiato. Basti pensare che in questo lasso di tempo ci sono state tre diverse crisi economiche – non ultima quella del Covid-19.Nonostante questi grossi cambiamenti, una variabile resta più o meno sempre uguale: l’occupazione femminile è sempre inferiore a quella maschile. In provincia di Treviso, il tasso di occupazione degli uomini è più alto di 15 punti rispetto a quello femminile e i lavoratori sono oltre 50mila in più rispetto alle lavoratrici. Nel Bellunese, gli occupati maschi sono 6510 in più rispetto alle loro colleghe donne, con una differenza di 8 punti per quanto riguarda il tasso di occupazione. L’analisi evidenzia come a pagare il prezzo delle crisi siano maggiormente le giovani donne: nel Bellunese, nel peggior momento della crisi economica (2015), nella fascia di età 18-19 anni, il divario fra uomini e donne è aumentato fino a 20,2 punti. Inoltre, sia a Belluno che a Treviso tra le assunzioni a tempo indeterminato la differenza di genere è davvero marcata: a Belluno, su 100 attivazioni di contratto a tempo indeterminato nel secondo trimestre del 2020, il 62,2% sono di sesso maschile e solo il 37,8% di donne (38,7% a Treviso). Un dato che porta a queste conclusioni: le donne vengono assunte meno a tempo indeterminato rispetto agli uomini.Ma per quante ore vengono assunti i lavoratori e per quante le lavoratrici? Sia a Treviso che a Belluno i contratti part-time sono più diffusi fra le lavoratrici. A Belluno nel quarto trimestre del 2019 infatti su oltre 3.500 assunzioni part-time quasi 2.500 riguardano il sesso femminile. Anche per Treviso il discorso è simile: le assunzioni part-time sono per lo più rivolte al genere femminile mentre quelle full-time al genere maschile. Ma a livello di contratti full-time a Treviso c’è da segnalare un altro elemento aggiuntivo: le assunzioni delle donne dal 2012 non crescono quasi più – tranne qualche picco – mentre per il sesso maschile sì.
IL GAP SALARIALE – Se un uomo a Belluno guadagna all’ora 14,62 euro lordi e a Treviso 14,79 euro, una donna ne guadagna 13,20 a Belluno e 13,28 a Treviso. Un gap salariale dettato da più fattori che mostra come vi sia una forte differenza tra maschi e femmine nel mercato del lavoro. Infatti, per ogni ora lavorata, una donna prende circa 1.40/1.50 euro in meno di un maschio. Se a questo ulteriore elemento uniamo il fatto che in Italia sono solo 14 gli amministratori delegati donna (6,3% del totale) e 24 i presidenti (10,7%), ecco spiegato perché il nostro Paese risulti al 76 esimo posto al mondo per parità di genere e al 117 esimo posto per quanto riguarda le opportunità economiche.
L’ANALISI – “Purtroppo il Report cristallizza con desolante certezza quanto sia ancora lontana la parità di genere e di accesso e opportunità per le donne nel mondo del lavoro – sottolinea il Segretario generale della Cisl Belluno Treviso Massimiliano Paglini -. Partiremo da questa analisi per avviare il confronto con le istituzioni, gli enti locali, la politica e tutti gli attori sociali per ricercare soluzioni e strumenti che contribuiscano a creare nuove opportunità e prospettive che consentano di migliorare il mondo del lavoro e del sociale, soprattutto per la parte più debole della società che rimane ancora quella femminile”.“Lo studio – aggiunge Alessia Salvador, responsabile del Coordinamento Donne e delle Pari opportunità della Cisl Belluno Treviso – fa emergere una notevole diversità tra le due province, evidenziando come la scarsità di infrastrutture, di politiche di sviluppo e di investimenti sul territorio, determini l’abbandono del territorio da parte della popolazione e la cronicizzazione di problematiche già largamente esistenti a partire dalla mancanza di reti e strutture di assistenza, la scarsità di prospettive di sviluppo, l’ampliamento delle disparità che finiscono quasi sempre per avere l’impatto e le conseguenze maggiori per le donne, soprattutto se in famiglia convivono con persone anziane o con figli piccoli”.
LE COMMISSIONI PARI OPPORTUNITÀ – L’ultimo capitolo del Report è dedicato alle Commissioni pari opportunità, organismi permanenti di consultazione che hanno la finalità di realizzare iniziative per eliminare le disparità che le donne incontrano nel mondo del lavoro. La fotografia scattata dallo studio della Cisl è disarmante. In provincia di Belluno, su 61 Comuni, solo due hanno affrontato il tema della Commissione parti opportunità: Belluno l’ha prevista nello Statuto, ma non l’ha istituita, mentre Feltre l’ha costituita il 29 settembre di quest’anno, ma senza parte sindacale. Nella Marca va meglio, con Commissioni attive in 19 Comuni e progettualità dedicate alle pari opportunità in altri 5 Municipi.Sull’argomento, Paglini e Salvador non hanno dubbi: “Va completata la costituzione delle Commissioni in tutti i Comuni e ne va riaffermato il ruolo, facendole diventare luogo vero in cui si costruiscono le condizioni, con tutti gli attori coinvolti, affinché vi sia quel salto di qualità che finalmente faccia progredire anche il nostro Paese e i nostri territori verso una dimensione civilmente e socialmente avanzata”.

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